Pordenone (martedì, 8 luglio 2025) – Non è stata una semplice festa, ma un potente messaggio lanciato al futuro. Il 2 luglio, nella cornice storica dell’Ex Convento di San Francesco, si è celebrata la “Festa dei Saluti”, l’appuntamento annuale del Centro locale di Intercultura Pordenone che quest’anno ha assunto un significato ancora più profondo: i 70 anni dalla nascita dell’associazione in Italia.
di Monia Settimi
Un evento che ha radunato studenti in partenza e in arrivo da ogni angolo del pianeta, famiglie ospitanti, volontari e istituzioni locali, uniti dalla stessa visione: costruire ponti tra culture, abbattere muri invisibili e dare voce a una generazione che vuole vivere il mondo da protagonista.
L’atmosfera era vibrante, carica di emozioni autentiche. I racconti dei ragazzi, le lacrime degli addii, gli abbracci delle famiglie, il senso di comunità che solo l’esperienza dell’accoglienza può generare. “Prima di giudicare bisogna conoscere”, ha ricordato Iori Fabris, presidente uscente del Centro locale. “Intercultura è questo: un’occasione per aprire gli occhi, uscire dalla propria comfort zone e imparare a guardare l’altro non come uno straniero, ma come una risorsa”.
Una lezione che Intercultura insegna da settant’anni, attraverso scambi internazionali che hanno toccato la vita di migliaia di giovani e famiglie italiane. Fondata nel 1955 come diramazione della rete AFS – nata dalle ambulanze sui campi di battaglia delle due guerre mondiali per promuovere la pace tramite la conoscenza reciproca – l’associazione oggi conta oltre 5.000 volontari attivi in Italia. A Pordenone, il gruppo locale è tra i più attivi e dinamici: vent’anni di attività, centinaia di studenti accolti e inviati, decine di scuole coinvolte.
Presente all’evento anche Roberto Ruffino, Segretario Generale della Fondazione Intercultura e uno dei primi studenti italiani a partire per gli USA nel 1958. “Ogni scambio culturale è un atto di fiducia. È il tentativo concreto di costruire una società più aperta, dove la diversità non fa paura ma diventa un’occasione di crescita comune. È una rivoluzione silenziosa”, ha detto.
Sul palco si sono alternate storie toccanti. Come quella di Roberta, 17 anni, studentessa del Liceo Torricelli di Maniago, pronta a partire per un anno in Brasile con una borsa di studio Intercultura: “Sogno che questo viaggio mi aiuti a diventare la versione più autentica e consapevole di me stessa”, ha detto emozionata. Oppure l’esperienza della famiglia di Marina e Roberto: mentre la figlia Valentina era in Irlanda, loro hanno ospitato Pachara, studente dalla Thailandia. “Un ragazzo curioso, rispettoso, entusiasta. Quando è ripartito, ha portato con sé un pezzo di noi. E noi abbiamo scoperto una parte del mondo stando a casa nostra”.
Accanto a loro, decine di studenti stranieri che dopo mesi trascorsi tra le aule e le piazze del pordenonese si preparano ora a tornare nei rispettivi Paesi: Ayame dal Giappone, Antonia dal Cile, e tanti altri. Ragazzi e ragazze che, in un italiano ormai fluente, raccontano un anno che li ha cambiati per sempre.
La “Festa dei Saluti” è diventata così molto più di una cerimonia. È il riflesso tangibile di un progetto educativo e culturale che crede nelle persone e nella loro capacità di costruire mondi migliori. È la dimostrazione che accogliere significa arricchirsi, e che partire può voler dire trovare se stessi.
Intercultura è alla continua ricerca di famiglie ospitanti e di nuovi studenti pronti a mettersi in gioco. A settembre si apriranno le iscrizioni per i programmi 2026, con numerose borse di studio a disposizione. Non serve altro che un letto libero, una mente aperta e la voglia di credere che un altro mondo, più inclusivo e più umano, sia possibile.
Last modified: Luglio 8, 2025

