Le tensioni tra India e Pakistan hanno raggiunto livelli allarmanti. Questi due giganti asiatici, dotati di arsenali nucleari, stanno di nuovo affrontandosi su un terreno che ha visto già troppe vittime e distruzione: il Kashmir.
di Monia Settimi
La regione contesa, fonte di violenze e conflitti fin dal 1947, è nuovamente al centro di una crisi che minaccia non solo la sicurezza regionale ma anche l’intero ordine internazionale. Le recenti azioni militari e diplomatiche tra le due nazioni hanno scatenato timori di un’escalation che potrebbe sfociare in una guerra a livello globale. Ma cosa sta accadendo veramente? E cosa rischiamo in caso di un conflitto totale?
La scintilla dell’escalation: l’attacco terroristico di Pahalgam
Il 22 aprile 2025 il conflitto ha preso una piega ancora più drammatica con un violento attacco terroristico a Pahalgam, una cittadina indiana situata nel cuore della regione himalayana del Kashmir. Questo attacco, rivendicato dal gruppo separatista islamico Fronte di Resistenza, ha avuto un impatto devastante, causando la morte di 28 persone, per la maggior parte turisti indiani. Quello che inizialmente sembrava un episodio isolato di guerriglia si è trasformato in un casus belli che ha fatto riaffiorare le tensioni accumulate per decenni. L’India, con il sostegno dell’opinione pubblica e sotto la pressione del governo ultra-nazionalista del primo ministro Narendra Modi, ha reagito lanciando una serie di attacchi missilistici di precisione su diverse città pakistane, tra cui Kotli, Bahawalpur e Muzaffarabad, colpendo le basi terroristiche accusate di finanziare e appoggiare i ribelli del Kashmir. Il governo indiano ha giustificato l’operazione con l’obiettivo di smantellare le infrastrutture terroristiche nel Kashmir pakistano. Con l’intensificarsi degli scambi di colpi di artiglieria e missili, le relazioni diplomatiche sono precipitate, con espulsioni reciproche di diplomatici e una serie di azioni simboliche che hanno messo in luce la gravità della situazione.
La guerra che non si spegne mai: un conflitto radicato nella storia
Il conflitto tra India e Pakistan ha radici profonde nella storia del subcontinente. Il 1947, anno della fine del dominio coloniale britannico, ha visto la divisione del subcontinente in due stati: l’India, a maggioranza induista, e il Pakistan, creato come stato musulmano. Questa divisione è stata seguita dalla partizione che ha causato milioni di morti, lo sfollamento forzato di decine di milioni di persone e l’insorgere di violenze settarie. Ma il vero nucleo del conflitto tra i due Paesi risiede nella disputa sulla regione del Kashmir. Questa regione montuosa, strategicamente cruciale, è stata oggetto di contesa fin dal giorno della sua creazione. Governata inizialmente da un maharaja indù ma abitata in larga parte da musulmani, il Kashmir è diventato il terreno di scontro ideale per la rivalità tra i due paesi. Dal 1947 ad oggi, India e Pakistan sono stati protagonisti di quattro guerre dirette e di centinaia di violenti scontri a bassa intensità, che hanno lasciato una cicatrice profonda nei cuori di entrambi i popoli. Ogni tentativo di negoziazione o risoluzione diplomatica è stato vanificato dalla persistente sfiducia reciproca e dalla strategica importanza della regione.
Il nucleare come fattore di rischio: la possibilità di una guerra mondiale
Il quadro attuale del conflitto è aggravato dal fatto che sia l’India che il Pakistan sono potenze nucleari. L’India ha sviluppato il suo programma nucleare negli anni ‘70, mentre il Pakistan ha seguito a ruota, con il suo arsenale nucleare che risale alla fine degli anni ’90. Oggi entrambe le nazioni possiedono un numero significativo di testate nucleari, con una stima che si aggira tra le 140 e le 150 testate ciascuna. Questo arsenale atomico rende il rischio di una guerra nucleare incredibilmente concreto. La possibilità che i conflitti locali si escano in uno scambio di armi nucleari rappresenta un pericolo globale. Il mondo ha assistito, con crescente preoccupazione, alla recrudescenza della violenza tra India e Pakistan, e i leader internazionali temono che l’escalation possa superare i limiti della convenzione e travolgere intere popolazioni. Se le tensioni non verranno disinnescate, ci si potrebbe trovare di fronte a una guerra che non solo cambierà la storia del subcontinente, ma avrà un impatto devastante sull’intero pianeta.
La guerra dell’acqua: una risorsa vitale nel mirino
Oltre alla disputa sul Kashmir, una nuova dimensione del conflitto ha preso piede: la guerra dell’acqua. L’India, infatti, ha sospeso uno storico accordo sulle risorse idriche del fiume Indo, stipulato nel 1960 sotto la mediazione della Banca Mondiale. Questo trattato, che regolamentava l’uso delle acque del sistema fluviale Indo, ha resistito per decenni agli alti e bassi delle relazioni tra i due Paesi. Tuttavia, con l’escalation recente, l’India ha preso la drastica decisione di sospendere l’accordo, una mossa che rischia di scatenare una grave crisi idrica in Pakistan, un Paese già colpito da periodiche siccità e da un rallentamento delle precipitazioni. Il controllo delle risorse idriche è diventato un altro campo di battaglia, e la decisione di sospendere l’accordo potrebbe aggravare ulteriormente la povertà e la scarsità di risorse in Pakistan, alimentando il risentimento e la violenza tra le due nazioni. Una guerra per l’acqua, un bene così vitale e limitato, potrebbe trasformarsi in una guerra di sopravvivenza per milioni di persone in entrambi i Paesi.
L’elemento religioso e geopolitico: i fattori che alimentano la rivalità
La rivalità tra India e Pakistan è alimentata da fattori religiosi, geopolitici e storici che sono difficili da separare. Pakistan, stato musulmano, ha visto nella creazione del proprio paese una lotta per la “terra dei puri”, la nazione che avrebbe unificato i musulmani del subcontinente. Il termine “Pakistan”, infatti, è un acronimo che include le prime lettere di diverse regioni a maggioranza musulmana: Punjab, Afghanistan, Kashmir, Sindh e Baluchistan. Da sempre, l’identità pakistana si è costruita sull’idea di un’opposizione all’India, che rappresenta non solo un rivale politico ma anche una minaccia culturale e religiosa. L’India, da parte sua, è un gigante multiculturale e multi-religioso, ma la sua maggioranza induista si sente minacciata dalla continua presenza di musulmani, cristiani e altre minoranze. Il Kashmir, a maggioranza musulmana, è un microcosmo di questa sfida: per il Pakistan è un obiettivo strategico che rappresenta la lotta per l’autodeterminazione dei musulmani, mentre per l’India è una questione di integrità territoriale. Entrambi i Paesi sono vincolati a un conflitto che ha radici profonde nelle loro rispettive identità religiose e culturali.
La Cina, un altro attore chiave: alleata del Pakistan e rivale dell’India
A complicare ulteriormente la situazione vi è la presenza della Cina, che da tempo sostiene il Pakistan sul piano politico, militare ed economico. Il Kashmir è di grande interesse anche per la Cina, non solo per motivi strategici ma anche per il suo legame con le rotte commerciali che Pechino ha creato nel quadro delle Nuove Vie della Seta. Il controllo del Kashmir garantisce l’accesso a importanti risorse naturali, ma anche il controllo di rotte cruciali per la sicurezza interna della Cina, che sta cercando di consolidare il suo potere nelle regioni del Tibet e Xinjiang, storicamente contese. La Cina ha inoltre occupato da tempo la regione di Aksai Chin, una zona del Kashmir che è stata storicamente rivendicata dall’India. Le frequenti tensioni di confine tra India e Cina, in particolare lungo la Linea di Controllo nell’Himalaya orientale, fanno sì che un conflitto tra India e Pakistan possa facilmente degenerare in un conflitto più ampio, con il rischio di coinvolgere anche le forze cinesi.
Un conflitto che rischia di coinvolgere il mondo intero
La rivalità tra India e Pakistan è ormai troppo grande per essere ignorata dalla comunità internazionale. Le implicazioni di una guerra nucleare tra queste due potenze non sono limitate alla regione, ma avrebbero ripercussioni globali. L’escalation potrebbe coinvolgere altre potenze nucleari e destabilizzare l’intero ordine internazionale. L’Unione Europea, gli Stati Uniti e altre potenze mondiali sono chiamati a intervenire per cercare di disinnescare la crisi prima che sia troppo tardi, attraverso la diplomazia, le sanzioni o altri mezzi di pressione. Il rischio che una guerra a livello mondiale diventi una realtà è concreto, e il tempo per agire è sempre più breve.
Cosa ci riserva il futuro?
La situazione è complessa e incerta. I fattori religiosi, storici, economici e geopolitici si intrecciano creando una crisi che sembra senza via di uscita. India e Pakistan sono a un passo da un conflitto che potrebbe cambiare per sempre l’equilibrio mondiale. La diplomazia dovrà fare la sua parte per evitare che la rivalità secolare tra questi due Paesi possa distruggere non solo il futuro del subcontinente, ma quello di tutto il mondo. La comunità internazionale deve agire ora, con decisione, per prevenire un disastro di proporzioni catastrofiche.
Last modified: Maggio 9, 2025