Scritto da 8:48 pm Pordenone, Attualità, Top News

Il tempo del gusto: quando la tradizione insegna a rallentare

Pordenone — Ottobre è un mese sospeso tra due stagioni: la luce dorata dell’autunno incontra l’aria frizzante che annuncia l’inverno. Eppure, mentre fuori le foglie si tingono di rame, dentro i supermercati sembra già dicembre. Accanto a zucche e castagne spuntano panettoni, torroni e pandori, come se il Natale avesse deciso di anticipare la sua corsa. È l’immagine di un tempo che non sa più aspettare, di una modernità che brucia le tappe e confonde i sapori.

di Monia Settimi

Eppure, la tradizione non ha fretta. Vive di attese, di piccoli riti e di gesti che si ripetono con calma, stagione dopo stagione. «Ogni festa ha il suo profumo, e se la anticipi, perde la sua magia», racconta Annamaria Chirico, titolare dell’azienda che produce il celebre grano cotto per pastiera. «La tradizione è come una musica: va suonata al momento giusto, con il ritmo che le appartiene».

Negli ultimi anni, il calendario del gusto sembra essersi ribaltato: torrone a ottobre, colombe a febbraio, zucche accanto ai panettoni. Un effetto collaterale dell’industria e della voglia di “festa continua” che caratterizza i nostri tempi. Ma nel farlo, abbiamo perso qualcosa: l’attesa, quel piacere sottile che dà valore al sapore.

Un tempo, il torrone era il dolce che segnava il confine tra l’autunno e il Natale, un ponte di miele e mandorle che collegava le giornate fredde al calore delle tavole imbandite. Oggi, dice Chirico, «mangiamo tutto in anticipo, dimenticando che i sapori hanno bisogno del loro tempo. Ogni stagione ha la sua voce, basta ascoltarla».

La stagionalità non è solo un concetto gastronomico, ma una filosofia culturale: racconta chi siamo, da dove veniamo, e il modo in cui viviamo il tempo. La pastiera, simbolo di primavera napoletana, o il torrone autunnale della tradizione lombarda, non sono solo dolci — sono memorie da assaporare. «Quando preparo un dolce – spiega Chirico – penso sempre al periodo in cui nasce. Solo così resta autentico».

Ed è nelle botteghe, più che nei supermercati, che il tempo conserva ancora il suo ritmo naturale. Qui, i prodotti seguono la stagione, i profumi cambiano di mese in mese, e la parola “autenticità” non è uno slogan, ma una pratica quotidiana. «Le botteghe sono come libri aperti sulle stagioni – dice Chirico –. Appena entri, senti il profumo del tempo che passa».

In un’epoca che corre troppo, rallentare è un atto rivoluzionario. Rispettare il ciclo naturale dei sapori significa restituire al cibo il suo valore, al gusto la sua verità, e alla tradizione la sua anima. Perché la tradizione, come ricorda Chirico, «non è nostalgia: è un filo che lega passato e presente, e che ogni anno si rinnova, diverso ma fedele a se stesso».

E forse, è proprio lì — tra un impasto che lievita e un profumo che ritorna — che si nasconde la vera magia del tempo: ogni stagione porta con sé lo stesso sapore, ma sempre un po’ nuovo.

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Last modified: Ottobre 24, 2025
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