Fontanafredda (martedì, 29 aprile 2025) – Pren Shota, 66 anni, torna a casa ma non è un uomo libero. Il Tribunale del Riesame ha deciso: arresti domiciliari con il controllo del braccialetto elettronico per l’uomo accusato di aver avuto un ruolo nell’omicidio di Vladimir Topjana, il 43enne ucciso lo scorso 6 aprile davanti al Bar Sporting Milan Club, a Fontanafredda.
di Monia Settimi
Il figlio di Pren, Rogert Shota, è colui che ha premuto il grilletto, ponendo tragicamente fine a una lite che ha radici profonde e lontane, probabilmente legate a una disputa per un terreno in Albania. Quella sera, tutto è degenerato nel giro di pochi minuti.
Secondo la ricostruzione, la tensione è esplosa inizialmente a Sacile, nei pressi di un bar in viale Repubblica, poi si è spostata a Fontanafredda. Lì, davanti al locale, la violenza ha raggiunto il culmine: Topjana avrebbe aggredito Pren Shota a morsi, ferendolo gravemente all’orecchio. Rogert, in quel momento, ha estratto una pistola e sparato due colpi, uno alla testa e uno all’addome. Per Vladimir Topjana, purtroppo, non c’è stato nulla da fare.
Il sospetto iniziale degli inquirenti era che il padre fosse consapevole dell’arma e avesse supportato, almeno moralmente, l’azione del figlio. Ma secondo il Riesame non ci sono elementi sufficienti per dimostrare che Pren Shota abbia incentivato l’omicidio o rafforzato l’intento del figlio. E da qui la decisione: arresti domiciliari, non più carcere.
Nel frattempo, Pren Shota ha già rilasciato dichiarazioni spontanee al giudice e ha collaborato con la Procura per chiarire la sua posizione. Le indagini proseguono: il caso, segnato da una faida familiare trasportata in Italia, resta sotto stretta osservazione da parte della magistratura.
Un episodio di sangue che ha scosso profondamente la comunità. E che ora attende giustizia, nei tempi e nei modi della legge.
Last modified: Aprile 29, 2025