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Scuola, il CNDDU avverte: “La legge di bilancio 2026 non basta. Serve un vero piano per restituire dignità economica ai docenti”

Pordenone — Un segnale d’allarme arriva dal Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU), che ha analizzato il disegno di legge di bilancio 2026 soffermandosi sulle misure dedicate al comparto scolastico e agli stipendi degli insegnanti.

di Monia Settimi

Pur riconoscendo la volontà del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di valorizzare la professione docente, il Coordinamento giudica il testo insufficiente nei fatti, soprattutto sul fronte delle risorse e della tutela del potere d’acquisto.

Secondo l’organizzazione, i fondi previsti per i rinnovi contrattuali non riescono a compensare la perdita subita dai salari negli ultimi anni, aggravata da un’inflazione ancora elevata e da una crescita economica irregolare.
Il confronto con l’Europa rimane impietoso: le retribuzioni italiane risultano inferiori in media del 25% rispetto a quelle dei colleghi europei, con punte che superano il 35% per i docenti neoassunti, come riportano le analisi OCSE e Eurydice.

Il CNDDU evidenzia che in Francia e Germania gli stipendi degli insegnanti vengono aggiornati automaticamente in base all’inflazione, mentre in Italia manca un sistema di indicizzazione. Per colmare il divario, l’associazione propone di introdurre un meccanismo di adeguamento annuale legato al costo della vita e ai parametri abitativi delle principali aree urbane.

Critiche arrivano anche al modello premiale basato sulle performance, considerato un fattore di potenziale disuguaglianza tra scuole e territori, più che uno strumento di equità. Senza una clausola di salvaguardia, sottolinea il Coordinamento, gli aumenti previsti rischiano di essere vanificati dall’inflazione, con un ulteriore impoverimento del corpo docente.

Per invertire la rotta, il CNDDU propone un piano pluriennale vincolante per riallineare gli stipendi italiani alla media europea, accompagnato dalla creazione di un Fondo Nazionale per l’Equità Retributiva. Lo scopo è sostenere le aree periferiche e i territori più fragili, contrastando la fuga di insegnanti dalle zone a rischio spopolamento.

L’associazione ribadisce inoltre la necessità di rendere prevedibile la carriera scolastica, reintroducendo una progressione lineare degli scatti che premi la formazione continua e le responsabilità educative. «La formazione è un diritto e un dovere – sottolineano i docenti – ma non può sostituire l’adeguamento salariale che manca da anni.»

Tra le proposte anche l’istituzione di un Osservatorio permanente sulla retribuzione del personale docente, con il compito di monitorare ogni semestre il rapporto tra salari, inflazione e costo della vita, fornendo correzioni tecniche in occasione della Nota di aggiornamento al DEF.

Il CNDDU richiama infine l’articolo 36 della Costituzione e la Carta Sociale Europea, che tutelano il diritto a una retribuzione “proporzionata e sufficiente” a garantire un’esistenza libera e dignitosa. «La dignità economica dei docenti – si legge nella nota – è la condizione minima per una scuola pubblica di qualità. Senza un riconoscimento reale del loro ruolo, la retorica sulla “centralità dell’istruzione” resta vuota.»

L’appello finale è rivolto al Governo e al Ministro Valditara: aprire un tavolo tecnico con le rappresentanze professionali e definire entro il triennio 2026–2028 un percorso concreto di equiparazione retributiva europea.
Per il Coordinamento, una legge di bilancio moderna deve guardare oltre il contenimento della spesa: investire nella scuola significa investire nel futuro del Paese, nella coesione sociale e nella democrazia sostanziale.

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Last modified: Ottobre 25, 2025
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