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Pordenone FC, il motore si è inceppato: squadra spenta e senza idee

Pordenone — Il segnale d’allarme ormai è chiaro: il Pordenone FC non gira più. La sconfitta contro il Lavarian Mortean ha messo in luce tutti i limiti di una squadra che sembra aver perso smalto, gioco e quella fame che l’anno scorso aveva reso tutto più facile.

di Monia Settimi

In campo si è vista una squadra sfilacciata, priva di ritmo e di inventiva. Le idee erano confuse, la difesa fragile come burro, e in attacco non si è mai avuta la sensazione di poter davvero colpire. Una prestazione che lascia l’amaro in bocca ai tifosi e qualche pensiero di troppo a mister Fabio “Ciccio” Campaner, apparso teso e deluso al triplice fischio, mentre lasciava il campo a passo svelto verso gli spogliatoi.

Il tecnico, fino a poche settimane fa convinto di avere in mano un gruppo competitivo, ora si trova di fronte a un bivio. La classifica non è ancora drammatica — 14 punti e una posizione comunque di vertice — ma il primo posto, quello che vale la promozione diretta in Serie D, si è allontanato: Tamai e UFM viaggiano a sette lunghezze di distanza, e i friulani potrebbero addirittura portare il gap in doppia cifra con la gara da recuperare.

La società lo aveva detto chiaramente: quest’anno niente spese folli, niente rivoluzioni, ma una stagione di equilibrio e costruzione. Eppure, anche con queste premesse, il campo sta restituendo un’immagine preoccupante. La squadra sembra svuotata di energia e convinzione, come se mancasse quel fuoco interiore che serve per vincere anche le partite sporche.

A pesare, oltre alla qualità discontinua, è anche una condizione fisica non brillante. Troppi duelli persi, troppi palloni vaganti lasciati agli avversari, troppi errori di concentrazione. E quella scintilla di orgoglio che a volte basta per cambiare l’inerzia, oggi pare spenta.

Dalla tribuna, il malumore è palpabile: molti spettatori hanno abbandonato gli spalti già a metà del secondo tempo, segno di una fiducia che inizia a vacillare. L’unica nota positiva arriva dalla curva neroverde, che nonostante tutto ha continuato a cantare fino all’ultimo e, a fine gara, ha scelto l’abbraccio simbolico alla squadra. Un gesto che vale più di mille parole: la passione, almeno quella, non è in crisi.

Il Pordenone è a un punto di svolta. O ritrova presto l’anima e l’identità che l’hanno reso protagonista, o il rischio è quello di scivolare in un limbo da cui sarà difficile risalire. Servono idee, ritmo, e soprattutto fame. Perché le partite si vincono prima di tutto lì — dove batte il cuore.

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Last modified: Ottobre 28, 2025
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